Description
Mi hanno appena dato la chiave della stanza, non conosco nulla del posto e domando se sia possibile fotografare all’interno dell’asram. Si può fare tutto, basta rispettare il silenzio. Il più possibile. Durante le prime ore mi accorgo, che l’asram è pieno di fotografie, immagini rielaborate da fotografie e dipinti basati su fotografie.
Sono quasi tutte fotografie di Ramana, alcune di chi gli fu vicino. Ramana è passato il 14 aprile 1950. Nulla di attuale, dunque. Nella zona più centrale del tempio ci sono persino pannelli fotografici retroilluminati, dai colori ormai appassiti verso l’azzurro. Due diversi ambienti sono dedicati, con raffinata eleganza uno ed estrema semplicità l’altro, a suoi ritratti. Alle pareti della canteen, il refettorio, è allineata una meravigliosa raccolta di immagini di Ramana. Gran parte di questa messe fotografica sembra messa in piedi dopo il 1950.
La mia impressione, personale e di fotografo, è positiva: non percepisco sensazioni spiacevoli. Ramana sembra volgere uno sguardo diverito, paziente e benevolo a queste riprese. Come qualcuno che sa di non essere in controllo di quanto avviene. Niente di assertivo, nulla di quanto presente nella maggioranza dei portfolios su persone più o meno famose che osserviamo su giornali / riviste. E nella totalità di ciò che osserviamo nel volto e negli occhi dei ritratti dei politici italiani. Loro credono di essere in controllo. Ramana di fronte a una macchina fotografica si trova a una distanza siderale, per intenderci fra italiani, dalla proposta di Berlo, come viene chiamato in India. Nulla di tutta quella disperazione.
L’effetto di tutte queste immagini è curioso e non riesce a diventare iconografico nonostante il soggetto sia spesso uno solo: un uomo in mutande. Così ripetuto Ramana protrebbe tranquillamente acquisire i tratti della solita risplendente star. Ma gli scivolano addosso. Così mi appare nelle immagini e tanto si riflette nell’asram oggi: un luogo libero, tanto da lasciar agire a piacere un uomo, forse un sadu, forse un barbone da questa parte del mondo, che davanti a me ha violentemente percosso una bambina, delicata, inerme, incolpevole, etc, con un bastone, un trishula, tridente di Siva in ottone, …. Bhagavan… è stata la parola e l’indicazione verso l’inconoscibile, l’ingiudicabile, ciò che si deve accettare. Un’increspatura nell’armonia che nessuno, e poi nemmeno io, si è sentito di escludere dall’armonia. Grazie a Sri Ramana, e grazie all’inclinazione di tutti noi che eravamo presenti, ho vissuto: vicino alla sala dei meditanti, nel tempio durante l’ora dei canti, nutrito dal cibo semplice e squisito che è offerto dalla canteen, e fotografato in piena libertà di spirito.
15 – 22 gennaio 2014